Come accorgersi se un sito è Search Engine Friendly

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Visto che questa domanda ultimamente mi è stata rivolta più volte, ho pensato che una risposta pubblica potesse essere il mezzo ideale per ottimizzare tempi ed energie ?
Non risponderò però con la solita guida, ma con una serie di domande che “l’analizzatore SEO” dovrebbe porsi guardando un sito:

  • Non conoscendo il brand (perché gli spider non sono vittime del marketing :-) ) dalla home page del sito, si capisce chi è l’azienda e cosa fa?
  • Dalla home page, escludendo tutti i link in flash e javascript, riesco a navigare il sito e a raggiungere le sezioni principali dello stesso?
  • La struttura di link del sito è circolare, oppure per raggiungere tutte le pagine, devo sempre ritornare dalle pagina interne alla home?
  • La struttura e il numero delle pagine è studiata in modo da:
    • Interlinkare tra di loro tutte le informazioni inerenti lo stesso prodotto/argomento?
    • Permettere agli spider di raggiungere, senza compilare i form di ricerca (quelli lasciamoli agli utenti), tutte le informazioni presenti nel Database? (es:Catalogo prodotti, annunci immobiliari, ecc.)
  • Scorrendo le pagine (senza guardare le immagini e i filmati), capisco subito di cosa parlano, oppure devo prima leggerne tutto il contenuto?
  • Il tipo di linguaggio utilizzato nel sito, è lo stesso che il mio potenziale target utilizzerebbe per cercami?
  • Disattivando i javascript, le immagini e il flash, riesco a navigare e a capire gli argomenti trattati nel sito?
  • Riesco a visualizzare le pagine in breve tempo, oppure faccio in tempo ad andare a prendermi un caffè prima che il browser sia riuscito a caricare interamente la pagina? (consideriamo che gli spider notoriamente non prendono caffè :-) )
  • Il sito riesce a togliermi qualsiasi dubbio sul prodotto/argomento trattato, oppure ho la necessita di proseguire la navigazione su altri siti?
  • Dalle Url delle singole pagine, si evince una indicazione sul contenuto delle stesse, oppure è necessario chiamare un interprete?
  • Gli altri siti conoscono l’esistenza del mio sito, oppure on line nessuno parla di me?

Ecco, sicuramente non &egrave: tutto, ma se la risposta a tutte queste domande è si, allora avete un gran bel sito (almeno per i motori di ricerca, poi da qui nascono altre 1000 tematiche che per brevità di esposizione non mi sembra il caso di trattare adesso :-) )

Quando i nodi vengono al pettine…

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Diciamo che questo post non dovrei essere io a scriverlo, ma visto che ogni tanto mi piace spararne una! :-)

In tutti questi anni di crescita vertiginosa del SEM, tutti abbiamo decantato le stupefacenti doti dei motori di ricerca, in particolare: i bassi costi di acquisizione, la facilità di raggiungere tempestivamente il proprio target, ecc.

Naturalmente le due affermazioni precedenti sono più che vere, peccato però che si sia detto sempre più a bassa voce, anzi forse a volte si evitava di dirlo, che i motori di ricerca funzionano bene, ma funzionano ancora meglio inseriti in un contesto di comunicazione dove sono attive molteplici fonti: TV, Giornali, Banner, ecc.

Per dirla con termini meno gentili, anzi provocatori, riporto due frasi che da sempre, sottovoce, si dicono in giro:

  1. I motori di ricerca alla fine fanno da catalizzatore on line di tutta la comunicazione.
    Insomma siamo un po’ dei “parassiti” che vivono sulle spalle degli altri?!?
    Una azienda DEVE essere presente sui motori di ricerca, ma non può pensare di vivere solo con questi ultimi.
  2. (Questa è forte) Tutti dicono che il keyword advertising è il canale con il CPA più basso di tutti, ma nessuno dice che in media, per i grandi marchi, il 70% delle conversioni avviene per ricerche di Brand. E la brand awareness, per quanto ne dica lo stesso Google (con il quale comunque concordo :-) ), non viene di certo costruita, principalmente, sui Motori di ricerca.

In passato molti attori operanti principalmente nel display, tra i quali MSN, hanno pubblicato non poche ricerche sull’influenza del display sul Search. Ma vuoi perché non era il momento, vuoi perché anche noi del SEM ci davamo contro, queste ricerche sono state un po’ messe da parte, tanto comunque gli investimenti sul display e nell’off line erano importanti, mentre il Search cubava poco.
Ora invece che (sarà la crisi) gli investimenti off line e in display, stanno calando e di conseguenza le performance del SEM ne risentono, iniziano a essere prodotte e pubblicizzate numerose ricerche che evidenziano il peso degli altri canali sui motori di ricerca.

Che dire, per citare un mio caro amico: “E’ tutto un magna magna”

In principio non si usavano i link esterni

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Eh si, in principio i SEO fuggivano i link esterni peggio della peste, dare un link ad un sito terzo significa disperdere pagerank!

Poi ad un certo punto si è detto che i link a siti terzi, che completano le informazioni presenti nel proprio sito/pagine, possono essere molto utili ai fini del posizionamento.

Ancora sempre nello stesso periodo di “enfasi linkifera” si è detto che linkare per lo più risorse valide, naturalmente a tema, non conosciute a Google, aveva effetti benefici sulla percezione che il motore californiano aveva del sito linkante.

Poi naturalmente è arrivata la scomunica dei link esterni: linkare un sito bannato o penalizzato, penalizza anche il sito linkante! E’ come se Google dicesse:”ma come io ho penalizzato quella risorsa, e tu, insulso sito di….. osi linkarla? Allora penalizzo anche te!”

Naturalmente non possiamo dimenticare il caro attributo nofollow, che per un certo periodo è stato sicuramente l’incubo e la felicità di tutti i SEO. L’ultima vittima in questo senso è stato il caro wordpress.

Poi è venuta la personalissima guerra di Google contro i link a pagamento, io in verità al posto suo invece di spingere il k.adv, avrei pensato ad una sorta di vendita link dalle proprie home page, immaginate che successone sarebbe stato! :-)

Risultato? Moltiplicazione incontrollata di Directory web, proliferazione di (inutili) piattaforme di comunicati stampa, poi gestite e utilizzate in modo più o meno serio, proliferazione di aggregatori di Feed che un po’ rubano i contenuti ai siti, e un po’ contribuiscono a incrementarne la link popularity (anche qui però le discussioni si sprecano…) e tanti, ma tanti, blog creati al momento per spingere questo o quel sito…(a tal proposito mi fa davvero impazzire la tecnica del blogghettaro pazzo di myblog! Guardare questa pagina è un piacere tra poco arriverà a creare un blog che come nome ha 50 zeri :-) ).

A me personalmente “’sta link popularity” mi sembra un cane che si morde la coda:

  1. Per valutare i siti Google considera in modo sempre più predominante la link popularity.
  2. Per creare link popularity, visto che lo scambio di link non si può fare, comprarli non ne parliamo proprio, vengono create n. risorse “artificiali”, queste si scritte secondo le logiche dei motori (mica in questi casi si hanno i limiti che si devono affrontare con i siti istituzionali delle aziende :-) )
  3. All’aumentare del numero delle risorse on line, aumenta la difficoltà nel classificarle considerando solo gli elementi on site, e quindi aumenta costantemente il peso della link popularity e (come dicono i fichi) dell’age rank…

Ma poi non vi sembra che con questi benedetti link alla fine i contenuti veri del sito abbiano perso molta della loro importanza?
Quasi quasi rimpiango i tempi del bold, del corsivo e della keyword density! Se esistesse un sindacato SEO dovrebbe proporre una manifestazione contro la link popularity, già immagino le piazze piene :-)

Rimpiango il Page Rank

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Ebbene si, mai avrei creduto di arrivare a questa affermazione, e invece….
Almeno prima si lottava solo contro di lui (sia tra SEO che dai clienti). Ora invece una nuova malattia pervade il mondo del Search Marketing: La “qualunque cosa” Rank.

Abbiamo iniziato con il Trust Rank, continuando con l’Authoirity Rank, sono seguiti a ruota il Content Rank, il keyword Rank, l’Age Rank, il Link Rank, il Position Link Rank, il Social Rank.

Ma diciamoci la verità, ma ‘sto Rank…
E’ possibile che ogni evento, compreso lo svegliarsi tardi la mattina, sia attribuibile a un famigerato Rank?!?

Capisco benissimo le ragioni del successo iniziale del page rank, soprattutto, tra i client: finalmente dopo tante cose misteriose sul SEO, la barretta verde forniva loro qualcosa di realmente visibile, un punto al quale aggrapparsi.

Capisco, sempre facilmente, che la barretta verde abbai scatenato lotte interne tra i SEO, una specie di gara “a chi ce l’ha più lungo”, ma ora con tutti questi Rank, si rischia di generare un’orgia!

Come si manifesta la malattia: il sintomo più frequente è sicuramente “l’occhio curioso – falso furbo”, seguito da un “sorrisino beffardo”.

Perché direte voi?
Perché le persone che mi pongono domande su questi fantomatici e terribili “Rank”, di solito assumono una espressione che vuole essere tra il furbo e il “vediamo se lo sa e quanto ne sa”.

C’è da dire che però la “qualunque cosa” Rank, ha anche un effetto benefico su chi ne è afflitto, perché, qualunque sia il problema, permette sempre di trovare un Rank colpevole del misfatto.

Come si cura: al momento nonostante vari tentativi, non sono riuscito a guarire nessuno dei malati che ho incontrato. Sono ben accetti tutti i suggerimenti.

Concludo dicendo: evviva il Page Rank!

Pay per click nostrano. In bocca al lupo!

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Da molte fonti, sia colleghi che clienti, continuo a sentire lamentele sullo strapotere, e sul quasi monopolio(soprattuttoin Italia), che ormai Google occupa nel search marketing, in particolare nel pay per click.

Per questo accolgo con molto interesse e curiosità la nascita del circuito di Premium Publisher Network: consorzio per la pubblicità on line che unisce due importanti attori editoriali come RCS e l’Espresso.

L’offerta del circuito, almeno per ora, sembra basata su una piattaforma di pay per click che permette di acquistare visibilità sui siti dei propri marchi editoriali.
Insomma un Adsense nostrano :-)
Certo il canale “content”, finora, non ha mai avuto il successo del canale “search”, però almeno abbiamo un altro canale da testare :-)

Ma un po’ di sana formazione SEO?

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Devo ammettere che ormai, forse magari perché ho troppi amici “addetti ai lavori”, pensavo che almeno le logiche basilari del SEO, tra chi millanta di esserlo, fossero più che condivise, invece nell’ultima settimana mi sono sentito fare 2 affermazioni abbastanza scandalose, inizio con ordine:

  1. Penalizzazione dovuta all’alt uguale al title: Ieri mi ha chiamato un mio amico/cliente, che ha pensato bene di assumere anche un “SEO interno”, preoccupatissimo perché il suddetto SEO gli ha detto che il loro blog principale è a serio rischio di penalizzazione perché all’interno dei post, ognuno organizzato nel seguente modo: Titolo, immagine, testo, il tag alt dell’immagine è valorizzato con la stessa stringa che valorizza il titolo del post e il tag title. Certo detta tecnica non trova la mia approvazione, ma da qui a dire che un blog, pienissimo di contenuti originali, venga penalizzato per così poco….. Ma la cosa più bella è che il sedicente SEO ha affermato che la penalizzazione non deriverebbe tanto dalle analisi del caro Googlebot, ma bensì dai competitor che, nello spam report, possono segnalare il blog in questione. Già mi vedo la segnalazione: “caro Google il blog è da bannare perché utilizza il titolo come alt dell’unica immagine presente nel post”.
    Geniale, come ho fatto a non pensarci prima!!!
  2. Il cloaking è permesso, lo utilizza anche Yahoo: questa invece l’affermazione che mi sono sentito fare da un responsabile tecnico di un noto sito editoriale.
    Perché naturalmente qual è la cosa alla quale deve pensare un SEO che gestisce un sito pieno di contenuti? Ma si facciamo un po’ di “sano” cloaking, così ne velocizziamo l’indicizzazione e nel frattempo on line conservo i miei bravi menù in flash e contenuti in javascript.

Mah.. Comunque volendo dare un senso a questo mio sfogo, direi, a chi si avvicina a questo lavoro, di stare molto attenti a:

  • Non credere alle favole: via dai trucchi e da chi vi dice che inserendo un alt in una immagine si raggiunge la prima posizione o si viene bannati
  • Capire che il SEO non consiste nell’essere solo bravi tecnicamente a fare cloaking, ne tanto meno nell’essere dei bravissimi “romanzieri”, ma “semplicemente” saper dosare bene un po’ dell’uno e un po’ dell’altro.

Rimini web marketing event e Google local Bug

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Dopo lo Iab Forum, quest’anno il mese di novembre presenta altri importanti incontri di settore, tra questi avrò l’onore di partecipare come relatore al primo evento riminese incentrato sul web marketing.

L’evento, che ha lo scopo fornire le competenze di base per intraprendere e valutare azioni di visibilità e promozione on line, si terrà in concomitanza con il Salone internazionale dell’Accoglienza SIA Guest.

Chiudo quindi questa segnalazione con una piccola pillola/Bug sull’utilizzo di Google local, indirizzata in particolare agli operatori del turismo:

  • Google local censisce le attività commerciali dislocate sul territorio, fornendo ai possessori delle stesse la possibilità di segnalare la propria struttura.
  • Ipotizzando di possedere un ipotetico “Hotel Salvatore” a Milano, nella mia segnalazione naturalmente inserirei il nome della struttura e il nome della città.
  • Come risultato avrei ottenuto, google permettendo, di essere visualizzato nelle serp (nel quadratone destinato a google local), per la ricerca “Hotel Salvatore Milano”.
  • Ora immaginiamo che il signor “Economico Franco” sia proprietario dell’ipotetico “Hotel Economico” a Milano, e che anche lui abbia effettuato la segnalazione in Google local, come risultato cosa otterrebbe? Di essere presente nel “quadratone” di google local per la ricerca “hotel economico milano”? nooo non ci voglio credere! Giudicate voi, io qualche signor “Economico” e “Di lusso” l’ho ritrovato in quasi tutte le città italiane e non :-)

P.S. naturalmente lungi da me segnalare questa tecnica come azione da intraprendere :-)

Vaneggiamenti SEO

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Ma i “Magnifici Rettori” sono nati tali, oppure un tempo anche loro sono stati studenti?

E’ meglio essere un Magnifico rettore scadente, o uno studente modello?

No tranquilli non sono impazzito, o almeno non sono più pazzo del solito, voglio solo proporre un piccolo spunto di riflessione circa i tempi necessari al posizionamento di un nuovo sito e le azioni da compiere per abbreviarne il più possibile i tempi.

Ormai tutti sanno che, operando su un nuovo sito (a meno che non si verifichino “strane” e sempre più rare congiunture) è difficile ottenere buoni posizionamenti per keyword competitive.
Per ridurre al minimo i tempi necessari ad avere i primi risultati è buona norma quindi, concentrarsi non solo sulle keyword generiche, ma anche su una discreta quantità di termini di long tail.

Schematizzando questo concetto, otteniamo la seguente situazione:

Nuovo sito

Numero complessivo di pagine = 100
Numero di pagine incentrate su kw competitive = 40
Numero di pagine incentrate su kw specifiche e di long tail = 60
Numero di pagine posizionate dignitosamente nei risultati di google = 20
(se va tutto bene, dopo uno/due mesi).

Score del sito = 20(posizionamenti)/100(pagine) = 0,2

Insomma siamo un Magnifico Rettore scadente, e se provassimo invece ad essere uno studente modello? Vi spiego come: operando su un nuovo sito (studente), potremmo inizialmente completamente dimenticarci delle kw competitive, per concentrarci si termini specifici e di long tail. In questo caso, potremmo ottenere una situazione del genere

Nuovo sito
Numero complessivo di pagine 60
Numero di pagine incentrate su kw competitive –
Numero di pagine incentrate su kw specifiche e di long tail 60
Numero di pagine posizionate dignitosamente nei risultati di google 40

Score del sito = 40(posizionamenti)/60(pagine) = 0,66

Ora la domanda è: arrivati a questo punto, un interlocutore (Google),
su un tema importante (keyword competitiva) ascolterebbe di più uno studente laureatosi con il massimo dei voti(situazione 2), o un Magnifico Rettore scadente(situazione 1)?

Meglio ancora: se si è studenti(sito nuovo) è giusto parlare di argomenti da studenti(keyword di long tail), oppure si devono intraprendere, sapendo di non essere ascoltati, anche argomenti più “maturi” e seriosi(keyword competitive)?

Non sarebbe meglio prima affermarsi come interlocutore serio su argomenti minori, per poi laurearsi e parlare di argomenti più complicati?
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Oppure viene apprezzata l’audacia, e magari, se non si dicono proprio sciocchezze, è meglio affrontare da subito tutti i temi? Mah……

A Google piacciono di nuovo i terzi livelli

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Ritorno a scrivere sul blog, dopo un po’ di silenzio, per riportarvi un caso appena accaduto che mi ha lasciato alquanto basito.
Circa un anno e mezzo fa, su un sito (per fortuna secondario) di un mio cliente, scritto in più lingue e interamente hostato su un unico dominio .com, decidemmo di operare dei redirect 301 in modo da suddividere i contenuti in n. sottodomini specifici per lingua, es: it.miosito.com, en.miosito.com, ecc.
La mossa però non si rivelò assolutamente di successo e, dopo una prima, fisiologica, impennata degli accessi, il sito ha subito un notevole calo di visite proveniente dai motori.
Dopo vari mesi, tentammo, per prova, di riportare una sola lingua (terzo livello) sul dominio principale, in modo da testare se questa ulteriore modifica fosse utile a riconquistare il terreno perso.
Ebbene, dopo un mese dal cambiamento, il terzo livello oggetto della prova, aveva ripreso per intero il suo traffico originale.
A seguito di questo episodio, abbiamo deciso, circa un mese fa, di riportare tutti i terzi livelli sul dominio madre, ma proprio mentre ci preparavamo al cambiamento Google non ne va a combinare un’altra delle sue?!?
Ebbene si, improvvisamente i terzi livelli, dopo un anno e mezzo, si sono improvvisamente ripresi


mentre il sottodominio riportato sul dominio madre ha riperso tutto!!!

I cambiamenti sono avvenuti dal 12 al 15 giugno, quindi direi con certezza che derivano da una stessa modifica che ha interessato l’algoritmo googoliano. Mahhh meno male che questa volta abbiamo tardato nell’eseguire quanto avevamo deciso :-)

Generazione link popularity!

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Grazie ad Alessandro, ho scoperto uno strano e nuovo SEO contest europeo. Devo dire che non sono assolutamente amante di queste iniziative, anzi credo che spesso siano più che sovrastimate, però in questo caso sono rimasto piacevolmente colpito dalla fantasia utilizzata dall’autore nel cercare di procurarsi un po’ link popularity, e quindi non posso non “cascarci”!!!

In tutta sincerità dubito che l’ideatore del contest abbia mai letto SEOTALK. Ne tanto meno sia capace di tradurne i contenuti in inglese, però se ci fate caso, nella barra di destra, per ogni nazione, ha linkato una decina di blog SEO più comuni, ben sapendo che, essendo del “mestiere”, lo avremmo scoperto controllando i referer dei nostri blog.

Dal “nostro amico” possiamo di sicuro imparare una bella lezione: forse i link esterni al sito non aiutano il pagerank (anche se in molti sostengono che possano favorirne il posizionamento), ma di sicuro se ben messi, possiamo ricavarne un bel backlink a tema! :-)