Sulla compravendita di link

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Sfogo personale sul “falso mondo” SEO

Ormai si parla da tempo delle penalizzazioni subite da alcuni siti che ospitano link a pagamento, a tal riguardo ho sentito e letto davvero troppe opinioni, tra l’altro devo dire tutte più o meno uguali tra loro.
Devo dire che di questo mondo ho sempre odiato quelli che chiamo i “falsi etici”, cioè le persone (davvero tante, specialmente nelle community e nei forum del settore) che sostengono che comprare un link, oppure adottare una tecnica border line non sia etico nei confronti del web e soprattutto nei confronti di Google!
Sarà che, come molti affermano, sto diventando troppo cinico e pratico, però credo davvero che le cose non “etiche” siano altre, e differiscano di molto dal seguire o meno alla lettera i dettami forniti da un’ azienda quotata in borsa.
Non sto difendendo a spada tratta le tecniche black hat e ne tanto meno promuovendo la compravendita dei link, dico soltato che le motivazioni mosse non mi sembrano davvero molto sensate.
Un giorno vorrei accendere il PC e leggere che:

  1. I seo sconsigliano la compravendita dei link, perché lega i posizionamenti nei risultati naturali dei motori di ricerca, a delle spese fisse e periodiche, rendendo pertanto il SEO del tutto simile al keyword advertising. Il vantaggio del posizionamento naturale è invece proprio quello di abbassare costantemente nel tempo i costi di acquisizione di nuovi clienti, rendendo il SEO, in un’ottica di lungo periodo, più conveniente di molte altre forme di advertising.
  2. I seo sono contro le tecniche border line, perché queste ultime lasciano il tempo che trovano, ossia se pur possono produrre in minor tempo dei vantaggi, appena scoperte causano la penalizzazione dei siti, e quindi arrecano un danno al sito cliente. Anche in questo caso la caratteristica principale del SEO, ossia essere particolarmente vantaggioso nel lungo periodo, viene meno.
  3. Le tecniche border line sono poco etiche solo quando vengono utilizzate per posizionare un sito dai contenuti poco leciti (gioco d’azzardo, porno, ecc), per termini di uso comune e non inerenti i settori sopraccitati, e non perché forzano il funzionamento di un algoritmo di un motore di ricerca. Scusatemi ma non sono convinto che produrre una doorway incentrata su “porte blindate” per promuovere un’azienda che produce porte blindate sia “poco lecito”.
  4. I seo non si lamentano più perchè nei loro posizionamenti sono stati superati da siti che utilizzano tecniche border-line, ma si chiedono come mai questo è potuto succedere, dove hanno sbagliato, e cosa possono migliorare per far in modo che questo non succeda più. Cari “SEO”, se lavorate da 1 anno su un sito, e venite superati da una doorway pages significa che non avete lavorato bene! Avete creato una buona link popularity per il vostro sito? Avete curato la navigazione dell’utente sul vostro sito? Avete eliminato tutte le barriere che impediscono allo spider di navigare il sito? Avete dato agli spider dei contenuti da indicizzare, oppure credete che il vostro sito si debba posizionare solo perchè è il vostro sito? Se la risposta a tutte queste domande è si, state sicuri che non verrete mai superati da una doorway pages, e nel caso ciò avvenisse non dovete far altro che analizzare il perchè è avvenuto, e complimentarvi con chi vi ha superato.

Scusate lo sfogo, ma quando ce vo’ ce vo’! :-)

Display advertising con i motori di ricerca

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La differenza fondamentale tra il search marketing e il display advertising, è che il primo si rivolge agli utenti nel momento in cui questi esprimono, mediante una stringa di ricerca, un determinato bisogno. Il secondo, se implementato bene, permette di acquisire visibilità presso un determinato target.
Per esempio: essere presenti in Google per “voli vienna”, ci assicura visibilità presso un utente che in quel momento è interessato a un volo per Vienna, mentre avere un banner su un portale di viaggi (es: Turistipercaso.it), ci permette di avere visibilità presso un utente potenzialmente interessato ai voli.
Chiaro, tutti e due i tipi di visibilità sono molto importanti, sia in logica di acquisizione di nuovi clienti, che di notorietà del brand, a questo punto mi chiedo: e se facessimo display advertising con i motori di ricerca?
Mi spiego meglio: ipotizziamo che io gestisca il posizionamento di un cinema a Milano, oltre a posizionarmi per termini come “cinema Milano”, “sale cinematografiche Milano”, “cinema in via ….”, potrei provare ad acquisire visibilità nei motori di ricerca anche per “pizzerie Milano”, “pub Milano”, etc.
In questo caso renderei visibile l’attività che sto promuovendo a utenti che non sono alla ricerca di un cinema, ma che potenzialmente appartengono al target al quale si rivolge il mio cliente, senza pensare che questa “espansione della query“, potrebbe giovarmi anche nel posizionamento dei termini più incentrati sulla mia attività.
Naturalmente, prima di mettermi a costruire pagine e pagine sulle “pizzerie a Milano”, potrei testare (prestando attenzione al quality rater, e quindi costruendo delle pagine in linea con le creatività) questo processo, acquistando i suddetti termini in adwords, per poi specificare nelle creatività che sto pubblicizzando un cinema. In questo modo avrei un alto numero di impression, su utenti comunque in target, e un bassa percentuale di click e quindi un investimento minimo.
Qualcuno potrebbe obiettare che, così facendo, si mette in discussione la coerenza tra ricerca e risultati, ma a ben guardare, in questo modo, forniremmo agli utenti dei risultati affini, quindi utili, e non fuorvianti.