Anticipazioni sul Search Engine Strategies

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Come l’anno scorso, anche quest’anno avrò l’onore di partecipare come relatore a una sessione del Search Engine Strategies che si terrà il 29 e 30 Maggio a Milano.

Seguendo l’esempio di Simone, che insieme a me e ad Alessio, sarà uno degli speaker della sessione denominata “RSS, Blogs & Search Marketing”, ho deciso di fornire delle piccole anticipazioni sui temi che toccherò durante il mio intervento.

La mia presentazione riguarderà essenzialmente l’analisi delle diverse tipologie di “visibilità” sui motori di ricerca, sviluppatesi nel web 2.0 (anzi dopo aver letto/sentito l’articolo di Johnnie, direi create dagli “utenti 2.0”) e le differenti modalità di profilazione permesse dai feed RSS.
A mio avviso, infatti, la maggiore propensione degli utenti a partecipare attivamente alla creazione di contenuti sul web, ha dato vita ad una massa “importante” di informazioni, che le aziende non possono controllare, ma che, loro malgrado, le vede spesso protagoniste.

Il SEO che, fino a non molto tempo fa, aveva come obiettivo principale quello di massimizzare la visibilità del sito cliente per le keyword inerenti il business nel quale quest’ultimo operava, ora non può prescindere dal:

  • “Curare” la visibilità del cliente anche su piattaforme esterne
  • Dar vita ad azioni che generino un rumor positivo nel web

Insomma, forse si è finalmente abbandonato il SEP (Search Engine Positioning) per passare al SEO (Search Engine Optimization).

Non posso dilungarmi oltre, anche perché altrimenti al SES non avrei più niente da dire :-)

Naturalmente sono ben accetti consigli e suggerimenti su argomenti, inerenti questa tematica, che vorreste fossero approfonditi meglio.

Paola invece parteciperà al forum sul keyword advertising, una sessione che ha l’obiettivo di intavolare una discussione ricca di spunti e approfondimenti sul mercato dell’advertising.

Temporary Shop

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Domenica scorsa, passeggiando per Milano, mi sono imbattuto in una bizzarra e, a mio parere, bellissima iniziativa di marketing: “il temporary shop”!
Ossia un punto di vendita fisico, di un noto brand, aperto solo per un mese.


Bellissimo anche il quadrante in vetrina riportante la scritta:
“siamo aperti ancora per 8 giorni…”
Devo dire che,lavorando nell’on line, sono abituato a vedere campagne di advertising della durata di pochi mesi o addirittura pochi giorni, aventi lo scopo di promuovere il lancio di un determinato prodotto, o di aumentare la visibilità di un brand in “momenti caldi” del mercato, però non pensavo che questa logica fosse applicabile addirittura all’apertura di un punto di vendita fisico.

Naturalmente, curioso come sono, anzi come lo è Paola (eravamo in giro insieme alla ricerca di un regalo per un nostro amico) siamo entrati nel negozio per chiedere ulteriori spiegazioni dell’iniziativa, e indovinate cosa ci ha risposto il responsabile del punto vendita? Semplice:”lo abbiamo fatto per tutti quelli che come voi sono entrati a chiederci spiegazioni”! :-)

Il negozio, oltre alla prova gratuita di prodotti appena lanciati sul mercato italiano, propone una serie di simpatici servizi come: taglio dei capelli (gratuito) per uomo, sedute di massaggi e, manco a dirlo, aperitivi serali.

Davvero complimenti a Nivea per l’iniziativa!
(N.B. ho esposto il marchio del brand perché, sicuramente, non posso essere accusato di pubblicità occulta: vi assicuro che l’azienda in questione PURTROPPO non è mia cliente :-) )

Community per difendere la reputazione

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Con la nascita e lo sviluppo delle piattaforme di blog e dei social network, le “discussioni spontanee” focalizzate sui prodotti o sulle aziende, sono diventate davvero numerose.

Non di rado accade, che per ricerche legate ai brand, si ritrovino, nella prima pagina dei risultati dei motori di ricerca, discussioni nate sulle piattaforme di social network, incentrate sul comportamento e/o sui prodotti offerti da una determinata azienda.

Naturalmente i pareri espressi dagli utenti nel corso delle discussioni, possono essere sia positivi che negativi.

Spesso accade che per un malinteso, o perché si ha interesse a diffamare un’azienda e/o competitor, pochi interventi negativi, riescano a influenzare intere discussioni, screditando, non poco, le società coinvolte.

Per controllare questo fenomeno le agenzie di web marketing, almeno alcune di loro, hanno iniziato a fornire servizi di monitoraggio della reputazione on line, intervenendo (o segnalando a chi di dovere di farlo) quando è opportuno, per chiarire delle incomprensioni.

Ragionando sui vantaggi generabili dalle community, mi sono reso conto che, forse, il modo migliore per assicurarsi un accurato servizio di monitoraggio della reputazione sul web, è la creazione di una community on line attorno al proprio brand.

Questa mia affermazione si basa su due punti principali:

  1. I membri di una community, per le leggi sociali che regolano i gruppi, sono spinti a difendersi sempre da attacchi provenienti dall’esterno.
  2. Gli utenti che prendono parte a forme di community on line sono, idealmente, anche utenti molto attivi nelle piattaforme di social network e di blog.

Quindi, tirando le somme di questo discorso, e, estremizzandolo un po’, possiamo affermare che investire nella creazione di una community on line rappresenta un valido metodo per assicurarsi una buon monitoraggio della reputazione sul web.

N.B. naturalmente partendo dall’assunto che i servizi e i prodotti offerti siano di ottima qualità! :-)

L’evoluzione dei ricavi dei motori di ricerca

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Il keyword advertising è stato pensato inizialmente come strumento per monetizzare le ricerche di un crescente bacino di utenti che, attraverso le parole chiave, cerca articoli di interesse sui motori di ricerca. Le potenzialità di rivolgersi ad utenti fortemente motivati ed impegnati in un processo attivo di ricerca diventa subito palese e il keyword advertising si evolve velocemente, con pannelli di controllo sempre più funzionali, organizzati per caricare campagne rapidamente e monitorare il ritorno economico dell’attività.

Dal search al contextual advertising
La seconda fase è stata l’estensione di questa remunerativa forma di advertising al circuito di contenuto dove la contestualizzazione degli annunci di testo rispetto ai contenuti del sito ospite diventa un fattore critico di successo, rivolgendosi ad utenti che sono esposti ad annunci di contenuto affine al sito visitato.
Il business del circuito di contenuti cresce velocemente e anche i pannelli di gestione dei motori di ricerca diventano sempre più sofisticati, anche se poco trasparenti, per la gestione del contextual advertising. Nasce poi la possibilità di separare completamente le campagne, diversificare il bid sui due circuiti, monitorare in modo distinto i rendimenti delle parole chiave. Anche la nuova piattaforma Panama di Yahoo! non lascia dubbi sulla volontà di gestire questi due canali in modo sempre più separato fornendo funzionalità addizionali sul canale di contenuto.
Con il successo dei circuiti di contenuto, sostenuto anche dall’inesauribile pressione dei motori di ricerca per favorirne la vendita, nascono altre forme di advertising come il site targerting che consente la selezione precisa dei siti a fronte di un modello di pricing a CPM, si introducono gli annunci illustrati (o banner per la vecchia scuola), si comincia a parlare di profilazione del target.
Si delinea così il passaggio da un’utenza le cui preferenze sono legate solo alle parole chiave ricercate, ad una vera e propria intenzione di profilare il target secondo il meccanismi della pubblicità tradizionale, per profilo demografico, età e sesso. Il pionere della profilazione per il search advertisng è MSN, che con il suo Ad Center si propone di integrare il meccanismo della ricerca con quello della profilazione utenti. Ora sembra proprio che anche Google si stia muovendo nella direzione del behavioral targeting per unire la contestualizzazione dei suoi annunci alla capacità di rivolgersi ad utenti in target. Per capirci, meglio evitare di proporre un viaggio ai Caraibi su un sito, che pur trattando di viaggi, si rivolge a giovanissimi che si muovono con tenda e sacco a pelo.

Dagli inserzionisti agli editori
Mentre crescono le opzioni di advertising per gli inserzionisti, gli annunci sponsorizzati tappezzano in modo sempre più rilevante una buona fetta dell’universo internet, assicurando ricavi interessanti ai siti editori e affermandosi come un’importante fonte di entrate per la raccolta pubblicitaria che può essere gestita facilmente, con un unico interlocutore e con una copertura costante di tutti gli spazi disponibili.
Visto lo scenario, mi pare che la scelta dei motori di ricerca di acquisire piattaforme per la gestione degli spazi pubblicitari, vedi DoubleClick e Right Media vada proprio in questa direzione proponendo un sistema per gestire in modo sempre più accurato, integrato e remunerativo gli spazi pubblicitari.
Personalmente vedo uno scenario nello sviluppo di queste piattaforme che tenga conto in primis del meccanismo ad asta tipico dei motori di ricerca (dove gli editori potranno avere un ricavo più elevato per posizioni più visibili all’interno di un sito), un’integrazione che sfrutti al meglio la combinazione di link sponsorizzati e spazi gestiti in autonomia dagli editori e una miglior targetizzazione fatta di contestualizzazione e affinità di target.
In ogni caso l’evoluzione sarà rapidissima quindi lo scenario non tarderà a delinearsi.

Johnnie va a 980km

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Sono appena venuto a conoscenza, da Simone, della nascita di un nuovo blog dal payoff promettente: “smart web marketing“.
Belle le premesse fatte da Johnnie:

….posso spingermi a scrivere dei post “più sperimentali” (in effetti chi aveva mai sentito parlare di “smart web marketing”?). Associare l’intelligenza al marketing potrebbe risultare cosa ovvia, eppure non è così, o meglio: io penso non lo sia.

Si vede che avrò un altro feed da aggiugere al mio aggregatore :-)

In bocca al lupo Johnnie! (anche se ti meriti una grossa tirata d’orecchie: ma tu dimmi se devo venire a sapere da Simone che apri un blog tutto tuo! :-) )