Lamentele di un SEO

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E’ da anni che cerco di sopravvivere, divertendomi non poco, tra i mille cambiamenti ed evoluzioni dell’algoritmo di Google.
Più volte ho avuto modo di affermare che gli ultimi cambiamenti e, in particolar modo, l’eccessiva importanza data ai fattori esterni (età del sito e link popularity), penalizzano oltremodo i nuovi progetti sul web e rappresentano, a mio avviso, una sconfitta dello stesso motore di ricerca di Mountain View: in fin dei conti è come se Google avesse affermato che, data la sua incapacità di classificare i siti in base al loro contenuto, deve far necessariamente riferimento ai fattori esterni per poter costruire una “classifica” di risultati attendibile.
Sia chiaro, non sto sostenendo che ai suddetti elementi non si debba riconoscere nessun valore, però l’importanza che essi hanno assunto nell’ultimo periodo è davvero spropositata rispetto agli altri fattori.
Questa strana classifica degli elementi che concorrono a definire il posizionamento sui motori di ricerca, e la necessità dei responsabili dei siti web e dei SEO di dover posizionare comunque sempre nuovi progetti web, ha dato vita a strani fenomeni quali:

  • La corsa all’acquisto di domini scaduti
  • La compravendita di domini “anziani”
  • La compravendita dei link

Le azioni SEO, per carità scagli la prima pietra chi tra noi non ha mai fatto un po’ di doorway pages e di spam, si sono necessariamente dovute occupare, oltre che della stesura di contenuti, anche della registrazione di vecchi domini, dell’acquisto di link e di scambi (mai “incrociati” :-) ) di link, perdendo così, a volte, il loro focus originale di ottimizzazione di una struttura web in vista di una migliore visibilità, comunicazione, leggibilità e conversione di un utente in cliente. Il motore che ha come motto “non essere diabolico”, intanto grazie a innumerevoli acquisizioni e mosse commerciali è riuscito a possedere il monopolio del search, e ormai anche del web advertising.
L’unico business che, forse, ancora non controlla è la compravendita dei link, per questo mi fa davvero rabbia l’ultimo strumento messo a punto da Google e segnalato da Matt Cutts, che permette di segnalare nel suo libro nero, i siti che offrono link in vendita.
Insomma Google si sta scagliando contro un mercato che lui stesso ha creato, arrivando addirittura a penalizzare una forma di pubblicità e di advertising!
In tutta franchezza, non vedo perchè la qualità e il contenuto di un sito web debba essere correlata al fatto che esso metta a disposizione uno o più spazi pubblicitari dove poter acquistare dei link.
Se gli ingegneri di Google si sono resi conto che il mercato dei link falsa il funzionamento del loro algoritmo, dovrebbero ripensare all’importanza che questi ultimi hanno assunto, e non ricorrere al terrorismo per bloccare questo mercato che loro stessi hanno creato.
Vabbè, scusate lo sfogo, torno a immaginare azioni che possano generare link popularity ai siti che curo, tanto alla fine si sa: nessuno mai si sognerà di linkare spontaneamente un sito aziendale, e allora diamoci da fare con la fantasia, con l’ artiche marketing, i comunicati stampa ecc. (pur essendo d’accordo con Federico quando afferma che la loro funzione originaria è un’altra!)

One Response

Ho letto solo la prima parte del post e dico che e’ proprio cosi’ lo si vive sulla propria pelle.
pensa che il blog linkato, se fai la ricerca categorie protette su google credo che nn appaia neppure alla milionesima posizione, mentre su msn e live sono primo…mentre nessuno dei miei precedenti siti erano presenti su msn e live ma posizionatissimi su google…
Mistero della fede..be proprio mistero no, conoscevo la logica di msn ed ora conosco meglio quella di google
Ciao e complimenti

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